Il 2020 è un anno particolare per Accettura. Le limitazioni introdotte a causa del COVID-19 hanno comportato l’annullamento dei festeggiamenti del Maggio di San Giuliano, i cui giorni principali si sarebbero dovuti svolgere dalla domenica di Pentecoste, 31 maggio, al successivo martedì 2 giugno. Hanno avuto luogo solo le celebrazioni liturgiche, con la presenza in chiesa di pochissimi fedeli – tutti rigorosamente accetturesi – nel rispetto delle norme del distanziamento, mentre la maggioranza delle persone ha seguito la funzione religiosa tramite i social media. Non è mancato qualche accenno a gesti e simboli della festa: la statua di San Giuliano portata all’ingresso della chiesa, la presenza di bambini con gli abiti votivi, la tradizionale preparazione delle zeppole; le cente, una piccola statua del Santo e un albero in miniatura collocati quasi clandestinamente in largo San Vito, luogo simbolo delle celebrazioni.
L’annullamento costituisce un fatto senza precedenti. Dai tempi in cui è storicamente attestata, la festa del Maggio per la prima volta non ha avuto svolgimento. Anche per gli anni dei conflitti mondiali e dell’epidemia della spagnola, esistono presso il comune di Accettura le delibere di autorizzazione per il regolare taglio degli alberi in vista della celebrazione della festa (in particolare documenti relativi agli anni 1917-18-19-20 e 1944-45), per quanto la tradizione ricordi per quegli anni uno svolgimento in tono minore.
Durante il mese di aprile 2020, nelle conversazioni telefoniche intercorse tra Nicola Scaldaferri, Don Giuseppe Filardi e Biagio Labbate, ha preso corpo l’idea di partire da questa pausa forzata, certamente traumatica per la storia di Accettura, per avviare una riflessione a più voci sui significati più profondi del Maggio di San Giuliano. Innanzitutto coinvolgendo nel dialogo i diretti protagonisti, ovvero gli accetturesi che vi partecipano compatti secondo diverse modalità, e gli emigranti che ritornano in massa per l’occasione. Ma anche coloro che sul territorio svolgono un ruolo pastorale, istituzionale, di promozione culturale, per la portata delle implicazioni che comporta l’assenza di un simile evento sia sul piano religioso che su quello civile. E poi con gli studiosi, gli artisti, i fotografi, i filmmaker: ovvero con tutti coloro che nel corso degli anni, lungi dall’essere semplici osservatori e fruitori esterni, sono diventati parte integrante di un rito dai tratti fortemente inclusivi che da festa di un piccolo paese si è trasformato in fenomeno capace di attrarre interesse a livello globale. Questo nella consapevolezza che i momenti in cui si sperimenta un’assenza sono anche quelli in cui si è maggiormente spinti a riflessioni che possono contribuire a coglierne i tratti più autentici. Le sensazioni di delusione, dispiacere o nostalgia suscitati da una mancanza, possono fare da stimolo per riflessioni costruttive, volte sia a comprendere il senso profondo della partecipazione a un dato evento, e sia a prefigurarne possibili sviluppi futuri.
Nei giorni antecedenti o immediatamente successivi a quelli della mancata festa del 2020, a un primo nucleo di persone è stato rivolto l’invito a fornire le proprie considerazioni sul Maggio “assente”, mediante conversazioni in video, che sono state registrate ad Accettura rispettando le norme imposte per il contenimento del COVID-19, o a distanza tramite il web; oppure a inviare delle testimonianze scritte, seguendo tracce di riflessione che tendevano ad escludere il ricordo puramente nostalgico e il senso di sterile delusione, a favore di testimonianze dal carattere costruttivo.
La proposta ha suscitato entusiasmo e le risposte sono giunte numerose. Vengono qui presentate quelle a cui si è giunto a compimento in quel difficile periodo. Esse costituiscono documenti unici e straordinari nella storia del Maggio, capaci di stimolare ulteriori livelli di riflessione e di analisi. Nello stesso tempo sono una base di partenza, aperta a successive integrazioni, per tutti coloro che volessero offrire proprie riflessioni e testimonianze.
La messa online dei materiali di Accettura 2020: Il Maggio del silenzio avviene il 27 gennaio 2021, giorno in cui ad Accettura, come in tutto il mondo cattolico, si celebra la ricorrenza della morte di San Giuliano.
Questo progetto costituisce la prima tappa verso la costituzione di un archivio multimediale su Accettura (AMA), dove nel tempo potrà confluire e essere resa accessibile la ricca documentazione già esistente e quella futura.
Indice schede video
1 – Partecipanti e protagonisti del paese
2 – Emigranti
3 – Studiosi e ricercatori
4 – Artisti e Fotografi
5 – Da fuori paese
6 – Istituzioni
7 – Riflessioni finali
46 Don Giuseppe Filardi e Nicola Scaldaferri
8 – Momenti del lunedì e martedì di Pentecoste, 1 e 2 giugno 2020
9 – Documenti
10 – Crediti
Partecipanti e protagonisti del paese
Matteo Trivigno
Matteo Trivigno, maggiaiolo, vive ad Accettura, è addetto al trasporto del Maggio in quanto proprietario di coppie di buoi e partecipa anche ai lavori al Maggio. Accettura 27 maggio 2020.
SINTESI – Matteo descrive il suo ruolo all’interno della festa di San Giuliano. Si sofferma sulla realizzazione dei fossi, consistente nello scavare una buca a mani nude e poi riposizionare a incastro e a “lamia” le pietre precedentemente estratte. Processo questo necessario ad immobilizzare stabilmente le crocce e il Maggio.
La famiglia di Matteo proviene dalla zona del bosco di Montepiano, non appartiene ad una famiglia di allevatori ma è lui che da vent’anni cresce una coppia di buoi in devozione a San Giuliano.
Tutto l’anno si vive e ci si prepara in attesa della festa, non vi è nessun tipo di speculazione, ma tutto viene fatto per devozione. «Anche quest’anno era tutto pronto, ma purtroppo…» è così che Matteo presenta i sentimenti e la tristezza che l’assenza della festa ha scaturito.
Una tradizione della sua famiglia è quella di andare, il martedì mattina, a raccogliere un mazzo di fiori rossi da apporre sulla punta della Cima, e, una volta eretto il Maggio, lo scalatore che per primo arriverà in cima lo lancerà verso gli spettatori che affascinati osservano il Maggio nella sua maestosità.
Rocco Vespe
Rocco Vespe, cimaiolo, vive ad Accettura, partecipa al Maggio sin da piccolo, è una delle figure fondamentali nella scelta e nel taglio della Cima. Accettura 19 luglio 2020.
SINTESI – Acclamato presidente della Cima dalle nuove generazioni, ex cantoniere, conosce molto bene il bosco. Dall’età di 14 anni inizia a partecipare ai lavori di preparazione della festa iniziando a occuparsi della creazione delle forcelle per poi specializzarsi nello scovare la Cima perfetta. Rocco prende nota del luogo e della forma della Cima sottolineando come questa ogni anno sia differente.
Partendo dal 2001, descrive come di anno in anno la scelta e il taglio delle cime sia diverso e difficoltoso, non tutti gli anni la Cima è perfetta e soprattutto viene trovata in luoghi differenti, ma sempre all’interno della foresta di Gallipoli-Cognato. Le difficoltà principali che si incontrano nello scovare la Cima sono soprattutto la distanza e la difficoltà del percorso per il raggiungimento della zona designata. Il lavoro è molto impegnativo, bisogna che sia accurato e svolto da tutti in gruppo; le qualità principali che occorrono sono la devozione e la voglia di imparare. Bisogna essere minuziosi anche nella costruzione della forcella la quale, se svolta malamente, non potrà servire al suo scopo.
Nel corso degli anni si sono succedute differenti cime, Rocco racconta di alcuni esempi; da quella del 2004, anno in cui non furono trovate tante papabili cime, e si optò per una sottile ed alta, scelta molto criticata, a quella del 2010, quando si trovò una Cima rigogliosa, appuntita ed alta 10m.
Francesco Volpe
Francesco Volpe, cimaiolo, vive ad Accettura, è una delle figure di riferimento ai lavori al Maggio. Accettura 26 maggio 2020.
SINTESI – Francesco racconta come l’unico anno nel quale la festa è stata sospesa prima del 2020 è stato nel 1920 a causa della guerra in quanto mancava la manodopera. Descrive attentamente i meccanismi per poter tenere saldamente innalzato il Maggio, dall’attuale presenza di una base in cemento e di un sistema in ferro, che permettono la sicurezza dell’innalzamento, all’importanza di una attenta e costante manutenzione dei fossi che durante l’inverno potrebbero essere compromessi dai vari agenti atmosferici.
Tutte queste novità, aggiunte e modificate nel corso degli anni, sono dovute all’esperienza, esperienza che permette ai partecipanti di trovare, di volta in volta, un sistema migliore per poter svolgere la festa con la massima sicurezza.
Francesco racconta come, in passato, sin da piccoli si osservavano gli adulti lavorare alle varie fasi della festa, e di quanto fosse importante partecipare e imparare da chi il lavoro lo conosceva bene, ma soprattutto rimarca il quanto sia importante che le nuove generazioni subentrino agli anziani che con il tempo vengono e verranno a mancare.
Quando si prepara la festa ci sono sempre delle discussioni date dalle incomprensioni e preoccupazioni, ma una volta eretto il Maggio tutto tace.
Erika Urgo
Erika Urgo, cimaiola, vive ad Accettura, partecipa alla Cima da sempre senza alcun ruolo specifico. Accettura 14 giugno 2020.
SINTESI – Nonostante l’assenza, Erica, ha sentito di più la festa: nei giorni ad essa destinati ha sentito ancora l’adrenalina degli scorsi anni, ha indossato la maglietta di San Giuliano e ha fritto le zeppole assieme alla madre per vivere la festa in modo alternativo.
Erica, ha riflettuto su tante cose finora date per scontate e sente il bisogno di recuperare e vivere alcune fasi della festa a cui non ha mai partecipato, in maniera tale da poterla vivere nella sua completezza. Da sempre cimaiola vorrebbe vivere in modo completo anche il trasporto del Maggio; e quest’anno, il vedere le varie condivisioni sui social ne ha fatto sentire molto di più la assenza.
Erica riflette su tante cose che sono cambiate nel corso degli anni, come, ad esempio, il ruolo rivestito della donna, che oggi, a differenza del passato, partecipa attivamente a tutte le fasi della festa.
Un momento appassionante, a suo parere, è l’osservazione dei lavoratori durante la giornata del lunedì. Il Maggio di San Giuliano è un momento di incontro, di riunione con parenti e amici, che vivono lontano e di studiosi provenienti da varie parti del mondo. L’obiettivo principale, per Erica, è quello di spronare i giovani ad avvicinarsi ed apprendere le le varie fasi della tradizioni, perché nel futuro prossimo «la festa la dobbiamo fare noi».
Rosanna Dimilta
Rosanna Dimilta, vive e studia a Bari, partecipa alla festa da sempre senza alcun ruolo specifico.
È venerdì. Se chiudo gli occhi lo sento, sento il calore degli abbracci forti che ci sarebbero stati oggi, sento quel non poi così leggero indolenzimento per il gran sorriso fisso, ormai da un po’, sulle labbra. In casa si avverte l’impazienza di mio padre e l’agitazione di mia madre nel rendere tutto perfetto.
In lontananza li sento, stanno scendendo i tamburelli, probabilmente sono ancora “ai bar sopra” ma vedo i bambini saltare a ritmo e la gente incamminarsi su per la piazza. Sono arrivati! Le luminarie ci luccicano addosso. La gente è tanta, i sorrisi altrettanto, la musica è forte, la sento nello stomaco come sempre, la gioia è talmente prepotente che mi stringe la gola. Lo vedo negli occhi di tutti nessuno escluso, quel luccichio, quel senso di completezza ma soprattutto di appartenenza che difficilmente riesci a spiegare.
“Eins, zwei, drei” e quasi mi scoppia il cuore, il segnale di inizio è stato dato e mai nessun’altra frase darà tanta enfasi in questo posto.
Hanno sparato “u pizz”, è sabato. Sento agitazione e tensione ovunque, le macchine continuano ad arrivare, stanno montando il palco, sento il profumo ed il sapore delle zeppole, vedo tanti abbracci, strette di mano e valigie, ci sono le bancarelle, i negozianti palpitano dall’agitazione, i pullman sono già parcheggiati dopo “la curva del macello”, c’è qualche sguardo perso ma tanti gioiosi. È pomeriggio, sento i fischi e le urla da lontano, si sente il buon profumo delle tante cose da mangiare, vedo il verde, il rosso del vino ed il nero degli occhioni grandi e stanchi dei buoi. Sento lo sfregare del legno contro l’asfalto: “je arrvt”.
Stringo un po’ di più gli occhi. È domenica.
“Eddai che di nuovo quest’anno perdiamo il camion buono”, “tappa le orecchie che adesso lo sparano”, “l’hai presa la felpa che sul camion arriva il vento”, “shh che dobbiamo sentire la canzone che cantano davanti”.
Vedo zio rocchino Vespe addobbare l’altarino per la messa con i fiori violacei della madonna d’Ermoli e come sempre sento il cuore riempirsi. Sento il profumo delle ginestre e vedo il loro giallo vivo. Guardo con ammirazione gli uomini e i ragazzi che portano la Cima, la stessa che riconosco nello sguardo attento dei padroni dei buoi, emblema di forza. Vedo il sorriso felice di mio padre e come da rito sto scattando qualche foto.
Don Peppe ha finito di dire la messa. Sento il vocio classico di chi ha fretta. Vedo le tovaglie distese sull’erba. Vedo le donne apparecchiare, impiattare, distribuire, offrire, le più anziane hanno una cesta di vimini sotto al braccio, offrono zeppole e chiacchiere. Vedo i buoi stesi a riposare e sento l’odore dei fiori freschi che stiamo mettendo sulla loro fronte con l’immancabile immaginetta di San Giuliano. Hanno fischiato, si riparte!
Sento il sole bruciare l’asfalto e le spalle, la stanchezza farsi strada su per le gambe ma nessun lamento, mai!
Vedo l “jasckaridd” versare le ultime gocce di vino. Sento il ritmo dei tamburelli nelle vene… ballo, balliamo tutti instancabilmente.
“Siamo al macello, voi?”
“Al cimitero!”
“ja che quest’anno ce la facciamo ad arrivare insieme”
Con gli occhi chiusi, la sento la felicità che si avverte quando si arriva in paese. Tutti ci osservano, un misto di curiosità, ammirazione e gioia. Sento il sollievo nel guardare l’ultima coppia di buoi finire la fatidica discesa. Gli alberi si sono incontrati, i cimaioli e i maggiaioli si sono guardati, ce l’abbiamo fatta.
Sono in giro, passeggio per la piazza con gli amici di sempre, non parliamo molto ma guardiamo tanto, come per poter fissare nella mente queste immagini. Sento la motosega accesa, vedo la polvere prodotta dal legno alzarsi da terra e i bambini giocare divertiti sui tronchi. Osservo, immobile senza distogliere lo sguardo, gli uomini che stanno lavorando gli alberi. Si vede la dedizione, l’attenzione nello sguardo e nelle mani, si vede la fatica, l’impegno e la forza; quello che osservo io, al contempo è stato catturato dallo sguardo esperto dei tanti fotografi presenti ogni anno. Tutti osservano quasi ipnotizzati, distogliendosi solo per poter riempire gli occhi della presenza di San Giulianicchio. É sera, sento l’adrenalina nelle gambe, balleremo una notte ancora, canteremo insieme, sorrideremo guardandoci ed imprimendo questa sensazione che ci accomuna tutti, nella mente e sulla pelle.
È martedì, la gioia è ancora forte ma di tanto in tanto si avverte un po’ di malinconia. Vedo i balconi tingersi del rosso dei teli che usiamo mettere. Vedo i fiori gialli, rossi e verdi. Ho il naso all’insù come tutti, sento le lacrime iniziare a bagnare i miei e gli occhi di tutti, sento il cuore stringersi ancora una volta nell’attesa che Lui esca dall’entrata principale della chiesa. È lì, San Giuliano ci osserva dall’alto delle spalle degli uomini che lo sorreggono, è bello come il sole. Ed è proprio qui che nessuna parola spiegherebbe mai quello che un accetturese sente davanti a questa immagine. Vedo le “cente”, bellissime anche quest’anno e come usanza vuole, le sto contando insieme ai miei cugini sul muretto di nonna. Sento la musica che accompagna il corteo, vedo la marea di gente che mi è intorno, da lontano vedo il Maggio che attende l’arrivo del patrono, per le strade sento quel profumo di cose buone e di felicità che tutti qui sanno riconoscere. I balconi sono aperti ma vuoti, siamo tutti in strada intorno a Lui. Vedo e avverto la devozione nei gesti di molti. San Giuliano ed il Maggio adesso si osservano, abbiamo ancora una volta gli occhi verso il cielo. Sento il nodo allo stomaco mentre guardo attentamente ogni singolo movimento degli uomini coraggiosi che scalano l’albero, hanno tirato il bouquet e ovviamente nemmeno quest’anno è mio. Sento l’applauso che mi rimbomba forte nelle orecchie.
Guardo San Giuliano allontanarsi e gli sto promettendo che mai nulla cambierà per noi, saremo sempre figli suoi; ma Lui questo lo sa già.
Se chiudi gli occhi lo senti.
Annamaria Urgo
Annamaria Urgo, cimaiola, vive ad Accettura, partecipa alla Cima da sempre senza alcun ruolo specifico. Accettura 19 giugno 2020.
SINTESI – La notizia dell’annullamento della festa ha provocato in Annamaria rassegnazione, mentre l’arrivo dei giorni di festa è stato “un colpo al cuore”. Questi sentimenti le hanno provocato una maggiore partecipazione religiosa.
La forte partecipazione religiosa le ha dato un senso di appagamento nonostante l’assenza della parte ludica della festa. Annamaria ha provato a celebrare la festa con piccoli gesti come la preparazione delle zeppole, dei dolci e l’esposizione al balcone del telo con l’immagine di San Giuliano.
Da piccola, fino ai suoi 13 anni, Annamaria ha partecipato alla processione del Santo indossando il “vestito” di San Giuliano.
Laureata in Scienze della Formazione, con una tesi in Antropologia Culturale sul Maggio, oggi insegna nelle scuole primarie e ha proposto nell’ambito didattico-educativo la festa del Maggio di San Giuliano. Ha ideato un percorso con i bambini individuando con essi il significato profondo dei valori della festa. Con i bambini si è analizzata la festa in tutte le sue sfaccettature: è emerso soprattutto l’aspetto religioso e la devozione al Santo. È importante fare cittadinanza attiva a scuola, legarsi all’esperienza concreta e non rimanere ad un livello astratto, questo perché «conoscere le proprie radici è fondamentale per conoscere sé stessi».
Questa pausa forzata, per Annamaria, fa riflettere sulle cose che diamo più per scontate, che in realtà hanno un valore fondamentale come condivisione, unione e partecipazione spontanea.
Ruggiero Piliero
Ruggiero Piliero, cimaiolo, vive ad Accettura, è uno degli aiutanti ai lavori di pulizia e innalzamento del Maggio. Accettura 27 maggio 2020.
SINTESI – Ruggiero si racconta tramite la descrizione dei momenti emozionanti che si vivono durante i preparativi del Maggio, dalla scelta della Cima, alla fatica e al sudore che si sopportano volentieri perché sentiti come atto di devozione nei confronti di San Giuliano.
«Tutti sono importanti e nessuno è fondamentale», è così che definisce la passione nel partecipare alla festa, non si può “costringere” nessuno a farne parte perché è un qualcosa che bisogna “sentire” dentro e soprattutto tutti sono importanti, a prescindere dal ruolo rivestito.
Ruggiero si pone a metà tra la vecchia e la nuova generazione, e di quest’ultima ne critica alcuni aspetti: la partecipazione dei giovani è alta ma pochi sono realmente interessati ad imparare e, a suo avviso, per poterli coinvolgere bisogna trovare le giuste modalità di comunicazione.
Quest’anno lo descrive come un momento “buio” per gli accetturesi, in quanto tutto l’anno si attende la festa e le relative attività di comunità, ed oggi manca questo “stare insieme”. Questa pausa però può aiutare tutti coloro che nel corso degli anni hanno iniziato ad avere un mancato senso del rispetto e della comunicazione, perché solo «quando le cose vengono a mancare, si apprezzano di più».
Antonio Desimine
Antonio Desimine, maggiaiolo, vive ad Accettura, proprietario di coppie di buoi utilizzate per il trasporto del Maggio, è uno degli scalatori. Accettura 28 maggio 2020.
SINTESI – Antonio racconta come dalla sua passione per il legno sia nata la sua partecipazione alla festa del Maggio di San Giuliano.
Prima degli anni Novanta erano poche le persone che potevano permettersi di partecipare ai preparativi della festa, oggi nonostante si ha più tempo e i mezzi sono maggiori si è perso molto di quel coinvolgimento emotivo e devozionale soprattutto da parte dei giovani. Sottolinea come sia importante da parte dei “nuovi arrivi” avere qualcuno che ti segue, ti sostiene e ti incoraggia.
Quest’anno, dice Antonio, la mancanza della festa può aiutarci a capirne l’importanza, che deve essere sempre vista e concepita come un momento di fede.
È una festa che è sempre stata vissuta come luogo di appartenenza e di devozione e grazie alla sospensione di quest’anno le persone che vi parteciperanno lo faranno per fede al Santo e non solo per la spettacolarità dell’evento in sé.
Antonio Piliero
Antonio Piliero, maggiaiolo, vive ad Accettura, è uno degli addetti ai lavori al Maggio. Accettura 28 e 31 maggio 2020.
SINTESI – Antonio parla di come nella festa non esiste un ruolo predefinito, ognuno fa quello che si sente di fare. Lavora al Maggio sin dal 1998, sottolinea come per lui partecipare alla festa non significa guardare dal di fuori, ma esserne parte attiva.
La Cima viene scelta a seconda del Maggio, oltre all’altezza bisogna conoscerne anche il diametro; per un Maggio alto ci vuole una Cima più bassa e viceversa, così ogni anno si ha più o meno sempre la stessa altezza finale.
Ponendosi il problema della futura presenza/assenza di piante per la celebrazione della festa, Antonio propone la creazione di una riserva a Montepiano ed una a Gallipoli-Cognato. Proposta che porterebbe a limitare i tagli e a favorire la crescita di nuove piante lasciando un patrimonio boschivo a chi arriverà dopo.
Vito Milione
Vito Milione, cimaiolo, vive ad Accettura, è uno degli addetti ai lavori al Maggio. Accettura 18 giugno 2020.
SINTESI – Appassionato da sempre alla festa, Vito ha sempre lavorato ai preparativi della festa. Descrive il lavoro al manganidd come quello che necessita di più responsabilità, e dell’importanza di insegnare alle nuove generazioni il metodo più sicuro utilizzato fino ad oggi. Il momento che si vive con più ansia è sicuramente la prima parte dell’innalzamento del Maggio, dove si ha una maggiore tensione al manganidd, un momento di grande silenzio dove lo stress è tanto forte da arrivare facilmente a delle discussioni. Vito vorrebbe insegnare alle nuove generazioni questo mestiere, perché è un lavoro fondamentale ed importante che non tutti sanno compiere.
Quest’anno la festa non c’è stata ed è un vero peccato, perché la festa porta con sé il condividere momenti con gli amici e il passare tre giorni di gioia assieme. Conclude dicendo che, per poter vivere e portare avanti la festa, bisogna salvaguardare “il lavoro”.
Domenico Urgo
Domenico Urgo, vive ad Accettura, è addetto al magazzino degli attrezzi. Accettura 20 giugno 2020.
SINTESI – Domenico può essere identificato come l’addetto alle corde e al magazzino degli attrezzi. Prima non esisteva un senso di ordine all’interno del magazzino e questo non agevolava i lavori al Maggio, oggi tutto è sempre organizzato e questo permette di trovare tutto l’occorrente nell’immediato, semplificando in questo modo lo svolgersi dei lavori.
Non riuscendo più a fare i lavori pesanti, Urgo aiuta, chi si serve del magazzino, a scegliere il giusto attrezzo, con la speranza che un giorno qualcuno venga ad imparare da lui il mestiere. I giovani devono capire il come prendere gli attrezzi, usarli e metterli a posto con tutta la cura che questi strumenti necessitano. La corda, ad esempio, va “accudita” perché se rimane umida può marcire e spezzarsi, come già accaduto in passato. Ognuno ha il suo compito, e per occuparsi del magazzino si ha bisogno di almeno due persone ed è necessario che qualcuno impari a farlo.
Quest’anno la festa non c’è stata, ma bisogna comunque revisionare e tener pulito il deposito. Il timore di Domenico è che se nessuno dei giovani si impegnerà nel prossimo futuro, venuti a mancare gli anziani, la festa andrà perduta.
Antonio Martello
Antonio Martello, maggiaiolo, vive ad Accettura, partecipa al Maggio sin da piccolo perché i suoi familiari sono proprietari di coppie di buoi utilizzate per il trasporto del Maggio, è uno degli scalatori. Accettura 27 maggio 2020
SINTESI – Da quando aveva 16 anni, Antonio è sempre stato affascinato dalla figura degli scalatori e dalla scalata.
Racconta delle difficoltà della scalata, di quanto la parte iniziale dell’albero risulti più “grossa” e di conseguenza sia più difficile da scalare, e della necessità dell’impiego delle corde, utilizzate per poterlo “abbracciare” interamente e aiutarsi nella salita.
La grande sera, una volta arrivati davanti all’albero, la complicità tra i vari scalatori, anche quelli più anziani, è forte, si scambiano consigli e suggerimenti ma, a parere di Antonio, al di là di questo, la qualità principale che uno scalatore deve avere è il coraggio.
La tensione durante la scalata è alta, tanto che guardare un altro scalatore compierne l’atto crea in Antonio un senso di agitazione e preoccupazione.
Antonio, proviene da una famiglia che ha una forte devozione in San Giuliano, infatti, oltre alla scalata, per lui uno dei momenti più emozionanti è sicuramente quello dell’arrivo della processione in largo san Vito, luogo dove il Maggio è stato eretto, momento in cui il Santo e il Maggio si ritrovano l’uno di fronte all’altro. Vivendo e partecipando alla festa sin da piccolo, Martello ha sempre cercato di portarne avanti il significato simbolico, questo perché non vuole assolutamente che la festa possa giungere ad una sua definitiva fine e dato che quest’anno purtroppo non si è fatta il paese gli è sembrato “a lutto”.
Leonardo Cafarella
Leonardo Cafarella, maggiaiolo, vive ad Accettura, è proprietario di coppie di buoi utilizzate per il trasporto del Maggio, è uno degli scalatori. Accettura 28 maggio 2020.
SINTESI – Leonardo proviene da una famiglia che da generazioni partecipa ai lavori al Maggio. Racconta del suo padrino Giuliano Mariano detto “Zizilone”, uno dei primi a spettacolarizzare la scalata, descritto come uomo di coraggio, forza e spericolatezza.
All’età di 14 anni, Leonardo, fece la prima scalata, all’epoca vi era una sorta di prerogativa da parte degli anziani che volevano mantenere il loro primato di scalatori, al contrario oggi è molto più semplice fare parte del loro gruppo. Riflette su quanto sia importante che un giovane sia formato prima di compiere la salita, questo perché è sì un momento spettacolare e importante ma anche molto pericoloso se non si è preparati a farlo.
Leonardo sottolinea anche come negli ultimi anni molta gente si sia allontanata dall’allevamento dei buoi a causa del forte impiego di tempo e dispendio economico che ne deriva.
Quest’anno con la sospensione è molto dura, la festa è un momento molto sentito da ogni partecipante. Questa pausa però diventare, per Cafarella, un momento di riflessione per quelle persone che non hanno più a cuore il vero significato della festa. Bisogna capire il valore della festa, il silenzio di quest’anno può far comprendere quanto sia importante proteggerla e portarla avanti.
Teresa Moles
Teresa Moles, vive ad Accettura, partecipa al Maggio sin da bambina, prepara vettovaglie per i partecipanti alla festa. Accettura, 27 maggio 2020.
SINTESI – Teresa racconta di come le donne si alzino presto al mattino per iniziare i preparativi della festa. Le donne nella fase preparatoria avevano tre compiti specifici: preparazione delle cibarie, controllarne lo stato della cottura ed infine la loro distribuzione. La famiglia di Teresa da anni si preoccupa di cucinare le zeppole, e non solo queste, vengono anche preparati dei dolcetti fatti con pasta di pane, olio e uva.
Sin da piccole, racconta la Moles, queste usanze vengono tramandate di generazione in generazione, come anche la preparazione e costruzione delle cente. A Teresa ha sempre affascinato tutto ciò che vi è dietro il mondo delle cente, racconta dei tempi in cui si ballava indossandola sulla testa e di come lo si imparava solamente «guardando con gli occhi».
Ogni centa è diversa, venivano abbellite con fiori di carta o ventagli aperti e le donne nel passato seguivano la processione con le cente a piedi nudi. Oggi le cente le portano per la maggior parte solo donne adulte e sposate, le donne giovani non hanno più quel forte interesse per questo tipo di devozione. Teresa, inoltre, racconta di come la centa viene vista non solo come atto di devozione nei confronti di San Giuliano, ma anche come ringraziamento per la protezione o grazia ricevuta da altri Santi.
Vincenzo Labbate
Vincenzo Labbate, cimaiolo, vive ad Accettura, è una delle figure di riferimento della bassa musica accetturese. Accettura 21 giugno 2020 – 30/31 maggio 2020.
SINTESI – Per Vincenzo la sospensione di quest’anno sarà un bene, in quanto innescherà nelle persone una riflessione sulle scelte fatte in questi anni. Quando una cosa viene a mancare la si apprezza maggiormente. Aldilà della festa in sè, quello che sicuramente è mancato di più è stato il rincontrarsi con gli accetturesi che non vivono più ad Accettura e che vi tornano esclusivamente in questa occasione.
Negli anni Settanta Vincenzo era membro della banda di Accettura e questo non gli ha permesso di partecipare alla scelta della Cima. Solo dieci anni dopo, abbandonata la banda, ha iniziato a partecipare alla Cima e, su invito del cugino Angelo Labbate, a far parte della bassa musica di Accettura. Durante i giorni della festa, oltre alle diverse bande ufficiali, è sempre stata presente la bassa musica proveniente da Turi o da san Michele di Bari. Quest’ultima, negli ultimi vent’anni, il giorno della domenica, è stata ridotta e da allora si è deciso di integrarla con la bassa musica di Accettura. Vincenzo sottolinea di quanto la presenza della bassa musica sia importante per dare “ritmo” e costanza alla camminata perché «se non suoni, le persone non camminano». La bassa musica di Accettura è libera, non esiste una formazione ufficiale e può partecipare chiunque lo voglia. Le musiche suonate nel corso degli anni sono cambiate, soprattutto quelle della Cima: dal valzer alla mazurca si è arrivati oggi a pezzi più “da stadio”, più coinvolgenti e chiassosi dovuti all’intensa partecipazione da parte delle nuove generazioni. La bassa musica ha una funzione aggregativa, partendo da piccoli incontri per le prove si è arrivati a vere e proprie riunioni e cenette di paese.
Rocco Varvarito
Rocco Varvarito, maggiaiolo, vive ad Accettura, partecipa al Maggio come addetto al trasporto in quanto proprietario di coppie di buoi. Accettura 26 maggio 2020.
SINTESI – Dispiaciuto che la festa quest’anno sia stata sospesa, da quando aveva 15 anni Rocco è un maggiaiolo. La festa piace a tutti, sia agli Accetturesi che ai forestieri. Rocco sottolinea il come normalmente ogni anno la festa di San Giuliano arriva ed esplode nella sua maestosità, e di come, con spirito di speranza, gli accetturesi la aspetteranno con più ansia e gioia. Rocco è anche proprietario di buoi, alleva e si prende cura tutto l’anno di questi animali solo ed esclusivamente per l’evento. Racconta tutte le varie fasi della festa, dalla scelta del Maggio e della Cima fino al loro abbattimento. Molte usanze nel corso degli anni sono cambiate e le nuove generazioni hanno portano sempre novità, a partire dalla musica vista come una costante, infatti, inizialmente questa era presente solo nella giornata di domenica. Parla di quanto la presenza dei buoi sia stata sempre altalenante nel corso degli anni, ricordando anche momenti in cui sono stati costretti ad “affittarli”.
Angelo Onorati
Angelo Onorati, cimaiolo, vive ad Accettura, è presente nelle varie fasi relative alla Cima. Accettura 27 maggio 2020.
SINTESI – Da che Angelo ne ha memoria, la festa del Maggio di San Giuliano è sempre stata celebrata. Aveva 10 anni quando per la prima volta andò a scegliere la Cima e da quel giorno ci è sempre andato. Racconta di come la scelta della Cima è fatta in proporzione al Maggio, e di come nel passato tutte le varie fasi di scelta e taglio erano molto più semplici perché si era in poche persone, oggi, invece, la grande massa di gente presente crea grande caos.
Angelo è sempre stato presente e attivo alle varie fasi della Cima, nonostante molti glielo avessero sconsigliato data la sua statura.
Vito Lobosco
Vito Lobosco, cimaiolo, calzolaio e contadino, vive ad Accettura, non aveva un ruolo specifico. Accettura 27 maggio 2020
SINTESI – Vito Lobosco è un calzolaio di scarpe da lavoro ed anche contadino di un fondo di terra di cui si è sempre occupato da solo. Ha lavorato dal 1950 al 1998 e racconta tutti i procedimenti e i materiali da lui utilizzati, come ad esempio la “vacchetta”, utilizzata per costruire delle scarpe che fossero resistenti al duro lavoro dei campi.
La festa del Maggio lo ha sempre entusiasmato, racconta di quando andava nel bosco con “l’accetta nella tasca della giacca” per andare a scegliere le crocce. Ricorda i momenti di condivisione del passato con i partecipanti ai lavori al Maggio, delle mangiate e delle bevute fatte in compagnia. “La festa è di tutti quanti” dove i cambi generazionali sono sempre presenti e bisogna viverla continuamente con passione.
Giuliano Desimine
Giuliano Desimine, maggioiolo, vive ad Accettura, partecipa seguendo il padre nelle varie fasi della festa. Accettura 27 maggio 2020.
SINTESI – Figlio di uno scalatore, Giuliano, sin dalla tenera età di cinque anni partecipa assieme al padre alla festa. La sua famiglia possiede anche buoi, i Desimine raccontano di come già da un mese prima della festa è necessario iniziare ad addestrare gli animali.
È ancora piccolo Giuliano, ma già da ora cerca di imparare a scalare il Maggio in quanto sogna che un giorno possa farlo come il padre, e che, in un futuro, possano farlo anche i suoi successori. Per il ragazzo la parte più difficile della scalata è sicuramente quella iniziale perché il Maggio alla sua base è molto grosso. Il momento più emozionante per Giuliano, invece, è il martedì sera in cui guarda il padre scalare il Maggio.
I ragazzi della sua età chiedono spesso a Giuliano di insegnare loro quello che conosce del Maggio – la scalata e il come condurre i buoi –, e uno dei loro giochi preferiti è proprio quello di simulare il traino dei buoi durante la festa.
Domenico Piliero
Domenico Piliero, cimaiolo, vive ad Accettura, appassionato esecutore di canti e musiche popolari sta imparando l’arte del costruire ciaramelle e zampogne, partecipa ai lavori del Maggio. Accettura, 27 maggio 2020.
SINTESI – Giovane esecutore di musiche popolari di Accettura, Domenico partecipa attivamente a tutte le fasi del Maggio di San Giuliano a cominciare dalla scelta degli alberi fino all’abbattimento del Maggio il giorno del Corpus Domini. Degno di nota l’aver scoperto una vecchia tarantella accetturese, che viene suonata durante il trasporto dei quadri dei Santi Giovanni e Paolo il lunedì dopo Pentecoste; tarantella che, per il suo andamento lento, oggi si esegue ancora durante la processione delle cente.
Per Domenico, la pausa del Maggio è opportuna per farci riflettere su quali siano i veri valori della vita e della nostra festa: il Maggio viene fatto da tutto il paese che lo innalza; tutti i conflitti personali tacciono durante la festa; tutti i lavoratori si dirigono verso il Santo e lo “accompagnano” a san Vito per dedicargli il Maggio.
Caterina Iula
Caterina Iula, vive ad Accettura, sin da piccola partecipa al Maggio, è la moglie di Antonio Martello, principale scalatore del Maggio.
Che rapporto avete con la festa tu e la tua famiglia?
Mio marito Antonio scala il Maggio, i miei suoceri possiedono uno coppia di buoi appositamente per trasportare il Maggio, io partecipo in tutte le fasi della festa ed in particolare preparando i piatti tradizionali e guidando i buoi. Si può dire che tutti in famiglia sentiamo molto la festa. Quest’anno infatti ero già un pò dispiaciuta perchè, avendo una bimba di pochi mesi, non sarei potuta assistere a tutte le fasi. Da una parte, meglio che è andata così.
Quali sensazioni provi quando tuo marito scala il Maggio?
Considerate che quando ho conosciuto mio marito già scalava il Maggio ma ogni anno è sempre una forte emozione a cui è difficile abituarsi. Preoccupazione a parte sono comunque molto orgogliosa di Antonio.
Che ruolo hanno le donne all’interno della festa?
Ritengo che senza il contributo femminile la festa non sarebbe la stessa perchè la donna, pur in un ruolo di regia, contribuisce a suo modo allo svolgimento della festa. Penso alle cente, alla preparazione dei piatti tradizionali e alla vestizione dei figli da San Giuliano. L’uomo fa la propria parte e la donna altrettanto, come in una famiglia.
Ti piacerebbe se i tuoi figli seguissero le orme di Antonio?
Eh ho sensazioni contrastanti, Giuseppe il più piccolo non vede l’ora, Don Peppe poi mi dice sempre che ci assisteremo assieme alla sua scalata con Antonio che lo guida e lo protegge. Da una parte vorrei che cambiasse idea ma già so che sarà difficile, dall’altro sono felice per mio marito perchè segue le sue orme. Considerate comunque che non è la stessa cosa vedere un figlio e un marito scalare, già da adesso provo a mettermi nei panni di mia suocera.
Ad esempio, il papà ha realizzato un piccolo Maggio in campagna e quando prova ad arrampicarsi non ce la faccio a guardarlo. Mi tranquillizza solo che, a differenza del padre, avrebbe tanti consigli ed esperienza a disposizione. Speriamo comunque che sia una cosa passeggera!
Anna Defina
Anna Defina, vive ad Accettura, partecipa alla festa in vario modo e da qualche anno è membro del Comitato Festa di San Giuliano. Accettura 27 maggio 2020.
SINTESI – Anna fa parte del Comitato Festa: questo è formato da un gruppo di volontari che hanno come finalità quello di “rafforzare la fede nei confronti del Santo patrono”. Farne parte è molto importante perché al suo interno si prendono tutte le decisioni, non necessarie ma indispensabili per una buona riuscita dell’intera celebrazione del Maggio di San Giuliano. Decisioni che si occupano dell’organizzazione ‘esterna’ della festa, quali luminarie, serate di intrattenimento canoro, fuochi d’artificio, preparazione delle pietanze da offrire ai partecipanti durante tutti i giorni della festa. L’organizzazione avviene con incontri che si fanno settimanalmente, a partire da gennaio, nella “casa di San Giuliano”; qui si friggono le zeppole e il baccalà da distribuire ai partecipanti. Quest’anno Anna lo percepisce come una sorta di “danno”, la gente, infatti, si sente molto rammaricata e l’unica cosa che si possa fare, a suo avviso, è il ricordare i momenti di condivisione vissuti negli anni precedenti.
Anna e Francesco Dimilta
Anna e Francesco Dimilta, cimaioli, vivono ad Accettura, coppia di coniugi che partecipano in vario modo e in varie fasi alla festa. Accettura 26 maggio 2020.
SINTESI – Anna esprime il suo sentimento di vuoto, lei che vive intensamente la festa da componente della “bassa musica”, e che suona in modo ininterrotto durante tutti i tre giorni della festa. Suo padre cimaiolo le ha trasmesso la passione e l’entusiasmo nel partecipare alla Cima, mentre dalla madre ha appreso l’usanza di preparare cibi e bevande da distribuire ai cimaioli durante il loro passaggio per le vie del paese la domenica di Pentecoste.
Anna esprime sconforto per l’assenza di quest’anno e forte desiderio di fare meglio in futuro. Francesco, anche se da piccolo ha partecipato al trasporto del maggio, è sempre stato un cimaiolo, per lui, la sospensione della festa di quest’anno rappresenta una cosa veramente inaspettata e si augura che tutto questo finisca quanto prima. A suo giudizio non nota dei grandissimi cambiamenti nel corso degli anni e, se ci sono stati, sono solo cambiamenti positivi che in futuro dovranno far sopravvivere la festa del Maggio di San Giuliano. La festa, per Francesco, è un qualcosa che ogni accetturese vive intimamente, è una festa unica e caratteristica. La sospensione deve far riflettere e far unire ancora di più la comunità.
Emigranti
Vincenzo Trivigno
Trivigno, cimaiolo, vive in Germania, partecipa attivamente alla festa ogni anno; denominato “il bombardino” è membro della bassa musica. Eberdingen (Germania) 4 luglio 2020.
SINTESI – In Germania si festeggia fra gli emigranti la festa di San Giuliano con la celebrazione della messa, una processione e, a conclusione, un pranzo sociale allietato da musicisti originari di Accettura. Per Vincenzo è grande il disappunto di non aver potuto celebrare la festa ad Accettura, giorni che danno forza e sostegno alle persone che vivono lontani dalla patria. A parere di Vincenzo, è proprio questo annullamento a far comprendere maggiormente la festa e la sua importanza per ogni accetturese: «quando tutto va bene non te ne accorgi». Pensa che quest’anno possa essere una giusta occasione per meditare, il 2020 contribuirà a far crescere la fede dentro ogni accetturese.
Tutti i momenti all’interno della celebrazione sono sempre carichi di devozione verso il Santo e di consapevolezza nel voler tramandare gli insegnamenti degli antenati.
La forte devozione e il desiderio di appartenenza hanno spinto tutti i compaesani emigrati nel gennaio 2013, a Stoccarda, a riunirsi per celebrare il santo Patrono. Nel 2015, con l’arrivo della statua, la celebrazione è stata spostata da Stoccarda a Steinenbronn. Al culto di San Giuliano non hanno aderito solo gli accetturesi emigrati, ma anche tutte le persone a loro vicine. Si cerca di trovare una modalità per spronare la partecipazione dei giovani, in modo che le tradizioni possano continuare. Significativo come nel contratto di lavoro molti accetturesi mettano una clausola “sette giorni di ferie in occasione della Pentecoste”.
Anna Canora
Anna Canora, vive a Steinenbronn (Germania) ed è una delle animatrici della festività di San Giuliano in Germania, dal 1972 è sempre stata presente alla festa e partecipa in vario modo. Accettura 24 luglio 2020 – Steinenbronn 2 giugno 2020.
SINTESI – Nonostante la non-festa e quindi la non-venuta ad Accettura, in Germania tutto è stato organizzato come se la festa ci fosse stata: sono state fritte le zeppole e distribuite tra amici e paesani; la domenica di Pentecoste si sono indossate le magliette con la stampa di San Giuliano e infine si è celebrata la festa in cortile a dimostrazione di una viva devozione al Santo. È tanta la premura di tornare in occasione della Pentecoste ad Accettura che si cerca sempre di organizzare le ferie con un anno di anticipo. La famiglia di Anna è sempre tornata ad Accettura negli ultimi anni, la fede in San Giuliano è sempre stata presente nella loro vita, e a seguito di una grazia ricevuta si è rafforzata. e d’allora, Anna, come segno di gratitudine e di voto, durante la processione del martedì di San Giuliano, indossa gli abiti del Santo.
Anna descrive il come si è riusciti a mettere in piedi la festa di San Giuliano in Germania, si cerca di coinvolgere gli accetturesi che vivono in Germania e nella Svizzera ; molta gente anche non accetturese, nel corso degli anni, ha apprezzato la festa. La messa è sempre al centro ed è l’aspetto principale della festa, ma risulta molto importante anche il senso di condivisione ed unione che scaturisce dalla celebrazione della festa.
Anna Picardi
Anna Picardi, vive Stoccarda (Germania). Sin da piccola partecipa alla festa ed è un’operatrice culturale tra gli emigranti italiani in Germania. Parma 2 giugno 2020 – Stoccarda 05 luglio 2020
SINTESI – Anna riassume, nel suo intervento, le motivazioni umane e identitarie che spiegano l’attaccamento a valori etico-religiosi così forti che caratterizzano la comunità accetturese che vive all’estero.
Non poter partecipare alla festa del Maggio è stato molto duro per gli accetturesi che non vedono l’ora che arrivi questo periodo dell’anno per potersi incontrare e stare in comunità. Molti accetturesi hanno comunque fatto qualcosa per vivere almeno un momento della festa, anche se in piccola parte: sono state preparate le zeppole, sono state distribuite varie cibarie e, chi possiede un giardino oppure un orto, ha innalzato il proprio Maggio presso la propria abitazione. La connessione con i social media, ha permesso di mantenere i rapporti con la comunità, è anche un modo per non sentirsi “soli”. Anna sottolinea l’importanza dell’essere parte di una comunità che dà unità, quella di Accettura ha come tratto comune quello della devozione nei confronti del Santo e della memoria della tradizione.
Per i giovani questo sentimento è ancora più forte: sentono il bisogno di trovare una propria identità e ritrovano questo elemento, nel caso di Accettura, nella festa del Maggio; ne sono la dimostrazione i molti giovani di origine accetturese che, nonostante siano cresciuti in Germania, hanno cercato di approfondire, conoscere e fare propria la festa e tutto quello che questa comporta.
Il rientro per la festa è un momento importantissimo; l’occasione della sospensione può far riflettere sull’importanza di questa celebrazione. Se è stata sentita come una perdita, ci sarà voglia di partecipare in maniera molto più intensa non appena sarà possibile.
Giuseppe Colucci
Giuseppe Colucci, cimaiolo, vive a Markdorf (Germania), insegnante, è da sempre presente nelle varie fasi della Cima. Germania 5 luglio 2020.
SINTESI – «Sarei venuto per diverse ragioni, ogni occasione è buona per tornare ad Accettura», ma il venire in occasione del Maggio di San Giuliano è un obbligo e una esigenza interiore, così si presenta Giuseppe. Il suo pensiero è sempre rivolto a questo amore bifronte, i due aspetti della festa: quello più religioso e quello del rito arboreo. San Giuliano è per Giuseppe esempio e modello di vita oltre che fonte di serenità.
A suo parere, l’emigrante che ha questo forte senso di appartenenza riesce più facilmente ad integrarsi in altri contesti culturali senza perdere la propria identità.
Pensando al futuro, si chiede se la festa sia destinata a finire quando i veterani verranno a mancare, augurandosi di no.
Giuseppe racconta di come, paradossalmente, in quest’anno abbia vissuto più intensamente la festa di San Giuliano: pregando e chiedendo perdono al Signore per i peccati compiuti.
Angelo Belmonte
Angelo Belmonte, vive in USA; emigrato da circa 60 anni, è l’animatore della festività di San Giuliano negli Stati Uniti. Poughkeepsie (NY, USA) 24 giugno 2020.
SINTESI – “Tutto era pronto per la festa : il parco già prenotato, il complessino già contrattato, poi tutto è stato sospeso” ecco come Angelo ci descrive il suo rammarico per la sospensione della festa. Il legame al Santo e al paese gli hanno dato l’energia di organizzare la festa di San Giuliano, da solo a Poughkeepsie.
In America la festa si celebra da sempre a New York, quartiere di Astoria nel cuore di Manhattan, con la santa messa organizzata da un gruppo di anziani il 27 gennaio di ogni anno. Da circa 8 anni Angelo organizza da solo la festa l’ultimo sabato di giugno in un parco, nella città di Poughkeepsie situata, a circa un’ora di auto da New York e poco distante dalla capitale dello Stato di New York, Albany. Partecipano gli accetturesi dei dintorni e persino quelli che vivono in Canada. Si celebra la messa, quindi si procede con la processione; le zeppole allietano le lunghe tavole ove si consuma il pranzo all’americana, donne accetturesi emigrate da tempo conservano ancora le abilità culinarie del paese di origine ; il tutto viene completato da balli al ritmo di tarantella e polca. Naturalmente Angelo ricorda i momenti d’infanzia quando la sua famiglia andava nel bosco a tagliare nu spond per poi trasportarlo in paese. Ricorda anche che alla fine dell’Ottocento i paesani emigrati in America, numerosi, comprarono una casa a tre piani: i locali del primo piano affittati, il secondo piano divenuto piccola chiesa con la statua di San Giuliano e anche sede della “ Società di Mutuo Soccorso” che aveva il compito di ricevere i paesani che venivano in America e provvedere loro del necessario . La partecipazione alla festa con il passare degli anni è andata sempre più scemando, soprattutto perché le nuove generazioni non risultano più interessate.
Pinuccia Rocco e Rocco Amoruso
Pinuccia Rocco e Rocco Amoruso, coppia di coniugi che vivono a Monsummano (Pistoia), tra gli animatori della festività di San Giuliano in Toscana, partecipano in vario modo e in varie fasi della festa. Monsummano 5 luglio 2020.
SINTESI – Come ogni anno il rientro ad Accettura per la festa era d’obbligo; la festa sospesa ha provocato grave disagio e forte scontento, perché è venuto meno un pilastro indispensabile della vita umana e sociale.
Le tradizioni, però, si sono rispettate, oltre alla novena, si sono fritte le zeppole, le finicchiosole e il baccalà, cibarie che hanno allietato le tavole dei devoti accetturesi.
Pinuccia, a partire dall’età di dieci anni, ha sempre frequentato la Cima insieme ai suoi genitori, da bambina assieme a suo nonno si alzava presto per andare fino al luogo deputato al taglio della Cima; poi dopo il taglio tutti insieme si dedicavano al pranzo, portato dalla mamma, a base di alimenti semplici come melanzane, varie frittate, salsicce, soppressate, provolone e l’immancabile vino. Ancora oggi, quando torna ad Accettura, Pinuccia partecipa principalmente alle fasi riguardanti la Cima, a partire dal taglio fino all’arrivo in Paese. Grande attenzione riserva alla processione dei Santi Giovanni e Paolo, che si svolge il lunedì dopo Pentecoste; il lungo percorso viene interrotto da tappe; si alternano momenti di preghiera e di convivialità; fiori campestri adornano il quadro dei Santi e, in paese, passando per i luoghi della festa si giunge alla chiesa Madre.
Dall’età di quattordici anni porta le cente, che per devozione la sua famiglia preparava in due specifiche occasioni, per la festa di San Giuliano e per la festa della Madonna Addolorata il Venerdì Santo.
Rocco, marito di Pinuccia, racconta di come si è arrivati a celebrare la festa di San Giuliano anche in Toscana, a Monsummano, dove sono attualmente residenti. Tutta la comunità accetturese presente sul posto ha fatto una colletta per poter far realizzare una statua del Santo e partendo da lì è iniziata la festa, che si realizza nella celebrazione di una messa e nel successivo pranzo sociale. Il primo anno è stato quello con un numero maggiore di partecipanti, accetturesi che sono giunti per l’occasione anche da altre regioni d’Italia. Rocco è sempre tornato ad Accettura negli anni passati, dapprima come componente della banda musicale di Accettura e in seguito come componente stabile della bassa musica. Per Rocco la festa di San Giuliano è nel sangue e il desiderio di averla anche a Monsummano si è realizzato; sono undici anni che la si organizza e partecipa non è solo la comunità accetturese ma anche tutti coloro che vogliono farne parte.
Studiosi e ricercatori
Ferdinando Mirizzi
Ferdinando Mirizzi, professore di Antropologia culturale presso l’Università della Basilicata, è profondo conoscitore della cultura tradizionale lucana e della festa del Maggio, temi ai quali ha dedicato una parte importante della sua produzione scientifica. Altamura, 25 maggio 2020
SINTESI – Ha partecipato per la prima volta alla festa ad Accettura nel 1979, e per lui la Pentecoste è da sempre associata alla celebrazione del Maggio, che è per gli accetturesi un evento di ricomposizione sociale, che permette di ritrovare sé stessi all’interno della comunità.
La festa, dedicata al santo patrono, ha visto nel tempo l’innestati diversi significati, talvolta anche basati sulle percezioni che le persone hanno avuto “dall’esterno”. Negli ultimi tempi è diventata anche espressione collettiva e patrimonializzata, forma spettacolo e contenitore ludico dove tutti sono partecipanti. Da evidenziare, oltre alla creatività, affettività, memoria, partecipazione che la caratterizzano, anche una componente ecologista che consiste nel recupero con il rapporto con la natura,
La sospensione dovuta al COVID-19 ha portato ad una condizione che si contraddice col senso stesso della festa, vista la dimensione di immersione fisica e le forti relazioni sociali che la contraddistinguono. Anche se la festa è stata interrotta, il sentimento continua a vivere, sia per gli accetturesi che per gli “altri”. L’assenza tuttavia ci sprona a riflettere su quel che è la festa e come viene vissuta a livello di partecipazione fisica. Ci sono infatti pratiche che non possono essere risolte attraverso la comunicazione a distanza; i social media, anche nel caso specifico sono certamente importanti ma non possono essere sostitutivi, piuttosto rappresentare solo una “estensione” della festa.
Il punto sarà capire se gli elementi rimarranno gli stessi o qualcosa cambierà, e se questa emergenza sanitaria farà subentrare delle novità alternative. Il cambiamento non deve spaventare, basandosi sul comportamento e sulla partecipazione delle persone: cambiano le persone, cambiano le età e le sensibilità. Bisogna riflettere se quanto accade oggi porterà ad un mutamento nelle relazioni che gli individui hanno nei confronti della festa; se le persone rimarranno “segnate” da questa nuova modalità di stare insieme e bisognerà mettere in discussione la festa perché è qualcosa che si fa in comunità e senza limitazioni.
Dipende anche dagli sviluppi che avrà questa emergenza sanitaria perché il cambiamento potrebbe diventare epocale, ma nessuno di noi se lo augura. Ci si augura che vi siano in futuro condizioni siano ottimali per far sì che le persone non abbiano più paura e tornare ad una vita libera ma con una maggiore consapevolezza, e a un maggior rispetto della natura di cui noi facciamo parte.
Vincenzo Spera
Vincenzo Spera, professore di Storia delle tradizioni popolari presso l’università del Molise, ha studiato a lungo la cultura tradizionale lucana, soffermandosi in particolare sui carnevali e le feste arboree, temi ai quali ha dedicato lavori di grande importanza. Perugia, 30 maggio 2020.
SINTESI – Quando una tradizione è viva e le persone che la praticano sono dinamiche, è normale che vi siano delle mutazioni, che ogni festa comporta nel suo ripetersi nel tempo. Spera racconta della sua prima volta alla festa del Maggio di San Giuliano, nel 1972, quando la borghesia accetturese e quelli che si ritenevano essere la componente più elitaria del paese non vi partecipavano; all’epoca il Maggio era celebrato solamente da boscaioli e braccianti.
Vi è stata poi una trasformazione del culto degli alberi ed è nato un altro Maggio che ha inglobato, accanto all’aspetto religioso, anche aspetti civili, come senso di forte celebrazione identitaria.
La festa così ha tra i suoi partecipanti, accanto a bovari e manovali, anche una componente eterogenea di persone, che vengono in parte da fuori paese.
Il Maggio fino ad ora è stato sempre gestito da una moltitudine di persone mutata nel tempo. L’interruzione della festa di quest’anno porterà con sé certamente altre modifiche. L’elemento portante è sempre rappresentato dal culto religioso, ma è subentra poi anche la proposta turistica di una località che ha tutte le carte in regola per mettersi in mostra. Le modificazioni ci saranno, e non vanno contrastate e nemmeno sollecitate. La festa è degli accetturesi, e loro ci fanno quello che vogliono in base alla propria sensibilità e a seconda del contesto storico in cui si trovano. Lo studioso non crede che ci saranno cambiamenti ingenti. Certamente non potrà più riproporsi la festa di un secolo fa.
Quando la festa muore, diventa una rievocazione; ad Accettura questa cosa non accadrà perché la festa del Maggio è un’azione attiva e sentita. Si potrebbe ripartire forse con un sentimento di conquista, ritornando all’interno di una visione della comunità in riferimento alla centralità del nucleo religioso. Potrebbe verificarsi anche una “esplosione” al momento della ripresa; dopo la pausa, di sicuro infatti sarà tanta l’energia accumulata. Bisognerebbe fare in modo che i veri protagonisti, ovvero tutti gli accetturesi, siano la parte attiva della festa, senza delegare questi aspetti ad altri, senza proporla solo ed esclusivamente come un prodotto turistico rivolto ad altri, ma sentirsi attivi e partecipi “a casa propria”. Parlando degli studiosi che si sono approcciati a questa festa, Spera sostiene che la loro presenza non deve essere di intralcio; il regista è bravo non perchè ha un set a disposizione, al contrario è lui stesso che deve essere al servizio della festa stessa.
Lorenzo Ferrarini
Lorenzo Ferrarini, fotografo e docente di Antropologia visuale all’università di Manchester, è stato presente alle feste del 2004 e 2005 come fotografo del progetto I suoni dell’albero ritornando poi in più occasioni ad Accettura e in Basilicata negli anni successivi.
Come molti altri che hanno assistito al Maggio di San Giuliano, sono rimasto molto colpito dalla notizia della cancellazione della festa per il 2020. Il fatto che sia la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale dà un’idea del livello di sconvolgimento del quotidiano – e del tempo eccezionale della festività – portato da questa pandemia. Pensandoci bene, alla luce dei meccanismi che rendono possibile un evento come il Maggio, la decisione era inevitabile. Le misure contro il virus limitano gli spostamenti, specialmente interregionali e internazionali, che riuniscono le comunità accetturesi distribuite nel resto d’Italia e all’estero. Impediscono alle persone di trovarsi in gran numero, o di vedersi del tutto. In altre parole il virus, e le misure necessarie a limitarne la diffusione, attaccano le forme stabilite di socialità, come la commensalità o il fare musica insieme, impediscono il lavoro collettivo e il ricongiungimento di persone legate ma normalmente distanti, tutti meccanismi necessari alla preparazione e allo svolgimento del Maggio come lo conosciamo.
Tuttavia, la situazione corrente ha anche visto l’intensificazione di forme di socialità mediata, che secondo molti commentatori non sostituiranno, in futuro, i loro corrispettivi analogici, ma li affiancheranno e integreranno. Da questo punto di vista il Maggio ha la caratteristica di essere una festa particolarmente fotografata, registrata, filmata, ricercata, insomma di esistere in modo stabilito nel dominio delle rappresentazioni testuali e audiovisuali. In altre parti del mondo, anche dove certe usanze o rituali erano stati dismessi da intere generazioni, il lavoro dei ricercatori e gli archivi di immagini e suoni hanno permesso di ristabilire tradizioni che ora sono vitali e hanno ripreso a essere in continua trasformazione. Sono sicuro che il Maggio riprenderà non appena ci saranno le condizioni materiali, grazie al fattore più importante e indispensabile, l’attaccamento della comunità accetturese. Il lavoro di documentazione e ricerca, sviluppato nel corso dei decenni e sostenuto dalla comunità locale in un modo che ora più che mai appare lungimirante, fornisce un’ulteriore garanzia di continuità e una modalità di fruizione per chi eventualmente non potrà arrivare da lontano. Spero che quest’ultimo non sia il mio caso, e che presto possa partecipare ancora una volta, con alberi più alti e verdi che mai.
Lorenzo Ferrarini
Manchester, 31 Maggio 2020
Steven Feld
Steven Feld, studioso americano di fama mondiale e principale esponente dell’antropologia del suono, ha partecipato alla festa nel 2005 per il progetto I suoni dell’albero, ritornando in Basilicata e ad Accettura in più occasioni ad anni di distanza, anche in occasione delle presentazioni materane del 2019 e di vari eventi tra Milano e Matera.
What? No Maggio at Accettura! Impossible!
Yes, this was my first reaction to the email I received from Nicola Scaldaferri telling me the news. My experience of the Maggio was so memorable that just days or weeks ago I could not imagine the possibility that a year would pass without it! I think back to listening for the first time with the ears of an excited visitor but true outsider to language, customs, and traditions in Basilicata. And then listening over and over again as I edited a CD recording of my experience. And then the beauty of not just listening by myself in the studio but in the presence of the public and my new friends from Accettura at the University of Milan, in Matera, and finally back in Accettura as well. Listening again I not only relive these exciting moments in sound, but also can feel again again so many sensations, like riding in the back of a truck with musicians, walking through the forest with those who cut and carried the cima, walking backwards to follow the sounds of zampogna and ciaramella as they move through the streets, standing on the house porch of Don Peppe to watch an extraordinary gathering in the street, wandering at night to sounds distant and close, and perhaps most of all, the work sounds and sights as the joined trees rise into the sky to the shouts and excitement of the many equally excited people who surrounded me at that moment. All that closeness in sound, the closeness of people, of songs, prayers, laughing, talking, visiting, dancing, working and eating together. Yes, of course, there can be no Maggio without constant contact, constant closeness; it is a time to be moving together, standing together, close with family and friends and visitors. This very difficult moment of world history pains us all, but for me as a friend and researcher from far away, I understand how without closeness, without contact, without touching, without such a way to work and play together, of course, there is no Maggio.
To all my friends in Accettura, I promise to raise a glass and listen to the CD on your Maggio day. And I promise to return again when I can again celebrate in person with you. In solidarity and friendship.
Steve Feld
Cosa? Non ci sarà la festa del Maggio ad Accettura?! Impossibile!
Sì, questa è stata la mia prima reazione quando Nicola Scaldaferri mi ha comunicato la notizia. La mia esperienza del Maggio è stata così memorabile tanto che già qualche settimana fa non riuscivo a immaginare che quest’anno la festa sarebbe potuta saltare! Ripenso quando per la prima volta mi sono recato ad Accettura e ho ascoltato tutti i suoni della festa con grande entusiasmo, pur ignorando la lingua del posto, i costumi e le tradizioni della Basilicata. Più tardi avrei ascoltato e riascoltato di continuo questi suoni mentre realizzavo il CD con le registrazioni sulla mia esperienza sonora. E poi la bellezza non solo di ascoltare il lavoro da solo in studio ma anche assieme ad un pubblico, in presenza dei miei nuovi amici accetturesi, all’Università degli Studi di Milano, a Matera, e infine di nuovo ad Accettura. Ascoltando il disco ancora una volta non solo rivivo a livello sonoro questi momenti emozionanti, ma riesco anche a ricordare e percepire nuovamente tante sensazioni, come sedere sul retro di un camion con dei musicisti, attraversare a piedi la foresta accanto ai cimaioli, camminare all’indietro per seguire i suoni di zampogne e ciaramelle mentre si muovono lungo le strade, assistere a uno straordinario raduno di persone in strada stando in piedi sulla veranda della casa di Don Peppe, vagare di notte all’ascolto di suoni lontani e vicini, e forse soprattutto, la sensazione di essere sopraffatto dai suoni e dalla vista degli alberi che si alzano uniti nel cielo tra le urla e l’eccitazione della folla emozionata intorno a me. Tutti quei suoni così vicini, delle persone, delle canzoni, delle preghiere, a ridere, parlare, visitare, ballare, lavorare e mangiare insieme. Sì, certo, non può esserci il Maggio senza un contatto costante, una vicinanza continua; è tempo di stare insieme, essere uniti, stare vicini alla famiglia, agli amici e a chi ci fa visita. Questo momento così difficile della storia del mondo ci rende tutti vulnerabili, ma comprendo bene, come amico e ricercatore da molto lontano, che senza vicinanza, senza contatto, senza toccare, lavorare e suonare insieme, ovviamente, non ci può essere il Maggio.
A tutti i miei amici di Accettura, prometto di fare un brindisi e ascoltare il CD durante il giorno del Maggio. E prometto di tornare di nuovo non appena possibile, per festeggiare con voi di persona.
In solidarietà e amicizia,
Steve Feld
(traduzione di Nina Baratti)
Valentina Trivigno
Valentina Trivigno, accetturese e ricercatrice nel settore dell’Antropologia culturale; presenta la prospettiva di un membro interno della comunità, capace nel contempo di offrire una riflessione valida sul piano scientifico. Roma 21 maggio 2020.
SINTESI – Il tema dell’interruzione del Maggio permette di compiere una riflessione e analisi, da accetturese, su come un evento straordinario come la pandemia, abbia avuto effetti su questa manifestazione. L’assenza di quest’anno lascia sgomento negli accetturesi, perché al di fuori del tempo e della tradizione. Le feste vanno a scandire quello che in generale è il tempo della nostra quotidianità e quindi possono essere considerate non certo immutabili; piuttosto si adattano e si trasformano col tempo, in rapporto al contesto storico-sociale ed economico. La festa è come una sorta di organismo biologico che muta impercettibilmente nel corso degli anni e assume significati differenti; basti pensare al significato locale del Maggio prima delle ricerche di Bronzini – ovvero un significato di arretratezza, di ostacolo al progresso – e che in seguito avrebbe assunto il valore di fattore culturale e simbolico. Il Maggio continuerà a trasformarsi nei significati che lo costituiscono, e dopo oggi si modificherà anche nelle sue forme. Potrebbe esserci un ridimensionamento dell’esplosione del momento festivo, senza per questo cambiare il suo valore culturale. Oggi si sta acquistando consapevolezza dell’importanza e del bisogno della struttura sociale; la stessa identità in questi lunghi mesi di solitudine si è rivelata essere vulnerabile, fragile e variabile al cambiamento, ma allo stesso tempo capace di frammentarsi e trasformarsi.
La nostra stessa identità ha dovuto adattarsi alla convivenza con la situazione attuale; più che mai si sente il bisogno di un ritorno alla comunità di appartenenza, capire da dove si proviene, chi si è e in cosa si crede. Sono questi aspetti che tuttavia hanno sempre caratterizzato la festa di Accettura.
La festa del Maggio di San Giuliano ha al suo fondamento concetti quali identità di popolo e senso di comunità; si può vedere il Maggio come sorta di antidoto in questa fase di frammentazione della società e dell’identità del singolo. In questo momento la trasmissione e condivisione del sapere e del patrimonio culturale rappresentano dei passaggi cruciali. Bisogna vivere l’oggi rifacendosi al passato per sentirlo in maniera positiva e consapevole e ci si augura, infine, di poter trascorrere insieme l’anno prossimo “la nostra festa del Maggio”.
Donato Antonio Barbarito
Donato Antonio Barbarito, significativa presenza sulla scena culturale locale, offre spunti di riflessione in cui la passione dello studioso si accompagna con una conoscenza capillare degli eventi, maturata lungo il corso degli anni. Accettura 4 agosto 2020.
SINTESI – L’interruzione della festa è stato un evento significativo e ha avuto conseguenze ben visibili. L’economia di Accettura è basata sul commercio e la festa di San Giuliano e il ritorno dei migranti sono fondamentali per l’economia del paese.
Questo deve portare a due riflessioni: la prima sul dato economico, al fine di puntare da utilizzare tutte quelle risorse del paese che non vengono prese in considerazione; la seconda riflessione dal punto di vista culturale, ovvero il recupero dei valori della festa di San Giuliano.
Negli anni ’60 molta gente è emigrata; i vecchi protagonisti della festa all’epoca non tornavano per l’occasione, in piazza erano presenti soltanto qualche decina di persone e quindi la festa si era decisamente ridotta. L’ambiente che aveva dato vita al Maggio della tradizione non esisteva più e infatti sono state all’epoca importanti gli interventi da parte di vari enti e persone (tra cui il vescovo) per poter salvare la festa.
Negli ultimi tempi non vi è stata più una distinzione tra il sentimento religioso e la sfera più ludica e spettacolare. La comunità si identifica nella festa di San Giuliano, che è diventato un momento di identità per la comunità accetturese, anche per gli emigranti in America, Svizzera e Germania, dove hanno cercato di celebrare la festa in quei nuovi luoghi. Da ridimensionare l’espressione “matrimonio tra due alberi” (usata in primo luogo da Bronzini, e poi con il documentario di Pinelli) che non è il vero nucleo della festa, come hanno fatto sembrare negli anni; inoltre il culto dell’albero si è innestato su una precedente cultura agricola mediterranea.
Racconta dell’arrivo di Bronzini nel ’69, grazie agli studenti di Accettura, e della sua ricerca che permise agli accetturesi di comprendere il valore della loro festa. Dopo la prima pubblicazione sulla rivista Lares, cominciarono ad arrivare molti fotografi ma il dato fondamentale, è la partecipazione tramite l’immersione, emotiva e fisica. Evidenzia i vari cambiamenti occorsi nel tempo: l’avvento dei cantanti, il protagonismo di “Zizilone” [Giuliano Mariano], la spettacolarizzazione del trasporto della Cima, l’aumento dei partecipanti a seguito dell’arrivo dei fotografi che hanno contribuito a farla conoscere. Importanti anche le interpretazioni degli artisti, avvenute anche grazie alla mediazione di Angelo Labbate, cui si deve l’arrivo di Bronzini.
Non bisogna intervenire nella festa, che ha come protagonisti i fedeli; le modifiche danno linfa vitale e sono parte della comunità che si evolve assieme di essa. La raccomandazione per i prossimi anni è che si prosegua nel corso della tradizione ma con delle innovazioni, nel richiamo della comunità. Questa festa è il simbolo dell’identità di Accettura e che permette di riunire i vari pezzi di una comunità dispersa.
Artisti / fotografi
Antonio Trivigno
Antonio Trivigno, fotografo accetturese, è il pilastro portante della memoria visiva della festa del Maggio, alla quale ha partecipato ininterrottamente dal 1978, documentandone nel corso degli anni le varie dinamiche. Accettura, Bosco di Gallipoli Cognato, 26 giugno 2020.
SINTESI – Nessuno degli anziani si ricorda di una sospensione del Maggio. La partecipazione alla festa è stata per molto tempo di una parte della popolazione e determinati ceti sociali; ha poi assunto una rilevanza identitaria collettiva, di forma di auto-rappresentatività. La sospensione di quest’anno porta ad una riflessione sull’assenza: il vuoto e il distacco provoca un senso di smarrimento all’interno della comunità.
A iniziare dagli anni Settanta, gli studiosi e i media prodotti sulla festa hanno fatto conoscere il Maggio a livello nazionale, ma anche spinto gli accetturesi a “riconoscersi” parte della storia, fino a definire gli “accetturesi” come “coloro che celebrano la festa del Maggio”.
Oggi la democratizzazione della fotografia ha portato alla diffusione personale dei mezzi di comunicazione, chiunque col proprio strumento in mano si è automaticamente improvvisato professionista e questo ha portato ad una alterazione di certi rapporti: non c’è più l’obbiettivo di documentare ma piuttosto di testimoniare la presenza ad un evento sbalorditivo e di autocelebrazione.
Evidenzia tuttavia negli ultimi tempi una sorta di stanchezza, come se la festa si trascinasse “per tradizione”, e un venire meno della fede, vivendo una situazione di stallo. Grazie alla sospensione forzata, si può riflettere sulla mancanza della festa e quindi comprendere anche le ragioni della sua importanza.
Il Maggio, per chi si occupa di immagine, è un evento molto ricco; difficile sintetizzare in una immagine tutto quello che ha fotografato negli anni perché le foto a cui si è legati sono tante e per svariati motivi. Se dovesse farlo, penserebbe a una foto di “Zizilone” [Giuliano Mariano] in un taglio del Maggio del 1987, che rappresenta il colore che ancora oggi c’è nel sottobosco. È una fotografia mossa e per certi versi sbagliata in quanto è una sorta di inseguimento del soggetto, ma Antonio Trivigno sceglie il mosso come cifra stilistica, con riferimenti storici ben precisi dato che è un elemento che spesso si presenta nella fotografia di reportage. Pensando alla festa nella sua interezza, si pensa a un evento corale dalla dimensione quasi “orgiastica”; in questa foto invece è presente un uomo solo che sembra immerso nella natura; gli alberi che sono nel fondo creano una sorta di corona che diventa il simbolo della coralità degli elementi di tutta la celebrazione.
Marina Berardi
Marina Berardi è fotografa, antropologa ed esperta di beni detmoetnoantropologici. Si occupa in particolare della Basilicata, focalizzandosi sul patrimonio culturale materiale e immateriale; presta particolare attenzione a tematiche quali lo spopolamento, le storie di vita, le pratiche rituali e i contesti migranti. Grassano 25 maggio 2020.
SINTESI – Nel corso del 2020 si è assistito ad una moltitudine di significativi cambiamenti: la sospensione del tempo quotidiano, degli incontri e dei rapporti sociali, e soprattutto la sospensione dei riti. In antropologia i riti sono considerati come delle interruzioni: il tempo della festa è infatti “straordinario” e tutte le cose che vi avvengono sono sottratte alla dimensione quotidiana. Oltre ad essere straordinario il tempo, lo è anche lo spazio e quindi il paesaggio sonoro e visivo in cui la festa ci immerge. Il Maggio è una festa di comunità in cui vengono messi in moto una serie di elementi performativi. La comunità si espone, incontra una comunità di spettatori, che attendono un anno intero affinché l’incontro possa rinnovarsi. Oltre alle comunità dei partecipanti e degli spettatori, ne esiste un’altra, che possiamo definire “la comunità dei narratori del Maggio”: ovvero tutti coloro che si recano ad Accettura per lasciare una traccia di quello che accade.
Marina Berardi osserva da anni la celebrazione sia come antropologa e sia come fotografa. La fotografia ha il potere di portare ad esaltare le emozioni di un istante, e soprattutto la possibilità di rivivere le passioni di quei giorni che purtroppo oggi non possiamo sperimentare in prima persona. Descrivere un unico scatto che di più può rappresentare il suo lavoro è ovviamente difficile. Una scelta potrebbe essere un’immagine scattata nel 2019, oggi presente nel MAVI (Museo Antropologico Visivo Irpino), in cui vediamo due gruppi di uomini intenti a fumare una sigaretta nel momento di riposo dalla fatica dei lavori. È l’istante che precede la scalata del Maggio, ma simbolicamente è anche il momento in cui la festa è già iniziata.
Mario Raele
Mario Raele, filmmaker, ha al suo attivo numerose produzioni relative a vari aspetti della Basilicata, che spaziano dalle tradizioni gastronomiche ai culti arborei; tra questi, il documentario Per il Santo e per la Natura (2004), sul maggio di San Giuliano ad Accettura. Matera 21 maggio 2020
SINTESI – Parlare del Maggio di Accettura vuol dire parlare di mille altre feste lucane; è una festa che al suo interno ha tutte le caratteristiche del folklore lucano, che la rende impossibile da documentare tutta in un solo anno. Il ruolo dei mass media è stato fondamentale per la conservazione e per la promozione di questa festa. Ci sono mille dinamiche, che non si possono certamente tirar fuori a primo approccio. La diffusione della festa ha avuto una impennata negli ultimi dieci anni, è stata ripresa e documentata in tantissimi modi. È bello interpretare questa festa come un viaggio all’interno di una comunità che, nei giorni della celebrazione, diventa un’unica comunità lucana.
Andrea Semplici
Andrea Semplici, fotografo e scrittore di origini fiorentine, è da anni frequentatore di Matera e della Basilicata. Tra la sua ricca e densa produzione, che spazia dai reportages a libri relativi a numerosi luoghi tra i vari continenti, vi sono anche le feste arboree lucane e Accettura. Firenze 26 maggio 2020.
SINTESI – La sua prima volta ad Accettura, 13 anni fa, è stata un’esperienza molto significativa tanto che le foto si quell’anno rimangono tra le sue preferite. Giunto senza conoscere la festa, rimane sbalordito per quattro giorni. Matura il desiderio di tornare soprattutto per la sensazione di entrare a far parte di una comunità; ad Accettura non ci si sente mai un ospite e si trovano sempre le porte aperte.
Quest’anno è così particolare per tutto, nostalgia e tristezza sono presenti a causa della mancanza della festa. La parola “nostalgia” è inesatta, preferisce la parola portoghese saudade, che non significa nostalgia ma piuttosto “quello che rimane”. La saudade è uno strumento per costruire un presente che verrà; è già cambiato qualcosa dentro di noi e troveremo un modo per amare di più questa festa.
Bisognerebbe ringraziare gli alberi per il fatto di averci reso felici in tutti questi anni sacrificandosi per noi e quest’anno bisognerebbe esprimere ancora più gratitudine. Ci ricorda i momenti più significativi della festa: come il fischio che avviene nel momento della partenza del corteo del Maggio, quando il paesano Pandolino, si mette in equilibrio su un tronco e da un colpo di fischietto che addirittura i buoi comprendono. Un secondo ricordo è legato ad una fotografia: Rocco Vespe è in procinto di fare il suo discorso dopo la messa, mentre don Giuseppe Filardi ride alle sue spalle. Questa foto è simbolo di come la parte religiosa si unisca al popolare diventando una cosa unica ed indistinguibile. Andrea racconta di come abbia nostalgia dell’alba del lunedì mattina, quando ci si reca a prelevare il quadro dei S.S Pietro e Paolo che, nonostante la giornata stancante della domenica, diventa un appuntamento indimenticabile.
Yuval Avital
Yuval Avital è tra le figure più significative del panorama internazionale nel campo dell’espressione artistica multimediale. Nella sua opera URLA, prodotta per Matera 2019, è stato riproposto il rito di innalzamento del Maggio di Accettura, con i cantori a zampogna e il gruppo di bassa musica. Zumaglia (Biella) 22 maggio 2020
SINTESI – Nonostante la drammaticità degli eventi, gli accetturesi sono stati anche abbastanza fortunati a non aver vissuto lo stato di emergenza come è accaduto in Lombardia. I paesi sono vuoti, è un momento in cui l’uomo deve comprendere di non essere il padrone della terra. Questa catastrofe è sintomo di una distorsione molto più profonda: manca l’equilibrio tra uomo e natura, tra individuo e società. Vi è la grande speranza che questo possa diventare una lezione per l’umanità, ma anche la paura che questo non venga compreso e che figure potenti possano approfittare di tale situazione. Quando la gente è rinchiusa, si concede ai politici una forma di tirannia temporanea e la tentazione in questo è molto alta.
Analizza il concetto di quanto sia fondamentale per l’uomo avere sempre dei punti di riferimento per non smarrirsi. Uno di questi punti cardinali è proprio la celebrazione del Maggio. Definisce il rito come un’operazione artistica: per lui il Maggio è un’opera d’arte partecipativa e collettiva che viene organizzata da una comunità ben istruita che ha dentro elementi quali fatica, divertimento, paura che creano una scultura organica, su cui accade qualcosa.
La comunità di Accettura è creativa e ad un tempo diventa protagonista e spettatore. «Il Maggio ti consuma e poi diventa cenere ogni anno» codice prima di iniziare a raccontare della sua prima volta ad Accettura. La prima cosa che voleva era vedere il “bosco sacro” [Montepiano], dove venne portato in piena notte, trascorsa a fotografare e registrare il silenzio. Entrando di notte, ha provato paura, non per la negatività ma per l’energia del luogo. Ha visto il Maggio eretto e il Maggio che si consuma nelle fiamme [durante il falò di S. Antonio Abate] ed esamina come possa esiste una equazione che, semplificata, può parlare davvero di espressione di vita e morte o fatica dell’uomo e della realtà. Espone delle ragioni per cui, secondo Yuval, il Maggio di Accettura dovrebbe essere candidato come patrimonio Unesco. La festa è realizzata dagli accetturesi, ma non ne sono loro i padroni, e questo perché il Maggio è dell’umanità. Quest’anno purtroppo non potrà visitare Accettura ma, nonostante sia un forestiero, lo rincuora sapere che ha sempre una casa e persone a cui vuole bene da cui poter tornare. Osservare è una cosa, partecipare è un’altra. La partecipazione non è “guardare” ma essere una parte della celebrazione stessa. Il Maggio, chiamato da Yuval “il doppio albero”, ci insegna molto su quanto sia fondamentale il lavorare insieme per creare qualcosa.
Partecipanti da fuori
Angela Colucci
Angela Colucci è originaria di Baiano, paese in provincia di Avellino, dove si celebra la festa arborea del Maio in occasione di Santo Stefano. Da anni partecipa ad Accettura alla festa del Maggio di San Giuliano. Cesena 3 giugno 2020.
SINTESI – Angela quest’anno avrebbe dovuto trovarsi in questi giorni ad Accettura per il Maggio, ma purtroppo non è stato possibile. Quando è arrivata sotto la Cima per la prima volta si aspettava una grande festa, ma non avrebbe mai immaginato tutto il coinvolgimento che questa festa e gli abitanti stessi sanno dare. Quest’anno sarebbe dovuta tornare con la sua famigli;, ha insegnato alle sue bambine la canzone Figli di Accettura e il tutto sarà semplicemente rinviato. Il giorno che le piace molto è il martedì di Pentecoste; lo definisce «il giorno in cui si alzano gli occhi al cielo» e questo perché è un giorno di calma, riflessione e di preghiera. Nasce una riflessione su quello che è il Maggio, su quel che è stato e quello che potrebbe diventare: «l’anno prossimo avremo due anni da raccontare e vivremo con più intensità». Vive a Baiano (Avellino), luogo dove si svolte un altro importante culto arboreo; tuttavia definisce Accettura il suo “angolo di cielo”. La festa di San Giuliano le ha dato molto. Racconta di come la maglia che indossava in un bruttissimo incidente, in questo momento si trovi lì custodita dal santo. Oggi [mercoledì dopo la festa] sarebbe stato il giorno dei saluti e degli abbracci; purtroppo è un anno sospeso. O meglio, ci attende semplicemente una attesa un po’ più lunga. La festa del Maggio è un qualcosa che si sente dentro, ti fa sentire un tutt’uno con la gente e con il luogo.
Istituzioni
Alfonso Vespe
Il sindaco di Accettura, Alfonso Vespe, si sofferma sulle implicazioni di natura economica e organizzativa della festa del Maggio, supportate anche dall’amministrazione comunale, e sul trauma rappresentato dall’interruzione della festa. Accettura 19 luglio 2020.
SINTESI – “La festa del Maggio per noi rappresenta gran parte del nostro ossigeno” è così che Alfonso Vespe, sindaco di Accettura, apre la sua intervista. La celebrazione è simbolo dell’identità di un cittadino di Accettura e può essere utilizzata per mettere in luce le qualità di questa popolazione. Non fare la festa è un trauma: si vive ancora nell’incredulità di questa sospensione, si perde l’opportunità di mostrare le proprie tradizioni e di vivere dei giorni in comunità. Non è solo un dispiacere per i residenti ma anche per tutte le persone che vivono altrove e che tornano ogni anno in occasione della festa.
Negli ultimi anni, grazie al lavoro dell’amministrazione comunale, di vari enti ma soprattutto ai cittadini stessi, la festa è diventata un evento di larghissimo interesse. Ogni cittadino è consapevole di quanto questa celebrazione sia di valore inestimabile. Ognuno cerca di contribuire con quel che può, c’è l’indispensabilità di tutti. Le nuove generazioni si avvicinano molto presto alla festa con lo stesso sentimento dei propri predecessori e questo perché l’elemento fondamentale è proprio la tradizione.
Ricorda lo sforzo, anche economico, degli allevatori di buoi, che non utilizzano più questi animali per i lavori da campo ma che, ormai da anni, se ne prendono cura per devozione. Qualche anno fa si assisteva ad un calo della presenza dei buoi per l’avvento di nuove attrezzature e questo ha portato la popolazione davanti ad una scelta: superare la tradizione oppure trovare una soluzione. Si è avuto quel che viene definito “il riscatto dell’accetturese” che ha deciso di portare avanti la tradizione e di rafforzarla.
Quest’anno può essere scoraggiante, ma non possiamo permetterlo, l’accetturese conosce l’importanza di questa festa che, oltre al sentimento emotivo e di appartenenza, ricopre un ruolo chiave per le finanze della comunità. Quest’anno deve essere una occasione per far riflettere e per far incrementare le opportunità di questa festa. Il Maggio aiuta Accettura anche da un punto di vista economico, riesce a dare una tranquillità che permette di poter sopperire al lungo periodo invernale. È un evento che ha una lunga durata: la settimana dopo Pasqua si mette in moto la macchina degli eventi.
Rispetto ad altri comuni, Accettura ha privilegi come il fatto di essere circondata da due boschi, ma il dato negativo della difficoltà di collegamento. Si è attrezzati dal punto di visto turistico, chi viene ad Accettura può trascorrere una vacanza molto piacevole e il comune sta cercando di appostare delle risorse per cercare di sopperire alla mancanza del Maggio. Ci racconta un episodio di quest’anno che gli sta particolarmente a cuore: la piantumazione di un agrifoglio in sostituzione di quel che viene tagliato.
Mons. Giovanni Intini
S.E. Giovanni Intini, Vescovo di Tricarico, fornisce spunti di riflessione su come la mancata celebrazione del Maggio di San Giuliano debba trasformarsi in occasione per riflettere sulla sua importanza. Accettura 28 maggio 2020.
SINTESI – Quest’anno con grande rammarico non potrà celebrarsi la festa di San Giuliano a causa di questo momento particolare che tutti stiamo vivendo. Affettivamente è una rinuncia che costa, ma può essere una occasione per fermarsi a riflettere sull’importanza di questa celebrazione. Quando si è coinvolti emotivamente nella festa, si compiono azioni in modo meccanico, mentre quest’anno che non si sono potute fare tante cose, bisogna fermarsi e riflettere sul significato che questo momento ha sulla comunità. Cosa ci dà la festa di San Giuliano all’interno della nostra vita? Quest’anno ci fermeremo e ci interrogheremo su questo significato. La festa è una celebrazione che collega tanti ambiti della nostra vita come l’aspetto religioso (e dunque di quanto la valenza della fede sia presente nella nostra vita quotidiana) ma anche l’aspetto legato all’ambiente naturale in cui viviamo e a proposito di questo, anche il papa ci ha fatto riflettere esponendo il concetto secondo il quale la “terra quando noi la maltrattiamo si ribella”. Soffermiamoci a riflettere sull’approccio che abbiamo nei confronti della natura e di come questo aspetto possa renderci più affettivi e custodi dell’ambiente. Un elemento importante è anche il valore antropologico che ricopre questa festa e l’arricchimento che le relazioni hanno sulle persone. Il valore della tradizione popolare cristiana è un aspetto molto importante per le nostre comunità. In questi momenti di festa tutte quelle persone che sono costrette a vivere fuori ritornano alle loro radici; l’assenza di quest’anno porta proprio alla mancanza della possibilità fisica di avere un incontro. Quest’assenza deve aiutarci a capire il valore che queste feste hanno per noi e non bisogna dimenticare soprattutto la valenza della fede che ha anche un forte significato sociale e comunitario. Queste feste formano l’identità delle nostre comunità e bisogna sempre custodirle in maniera dinamica. Bisogna conservare il valore della celebrazione e cercare di aprirlo in modo che tutti ne possano fruire, soprattutto i giovani, ed esserne custodi sapienti. Si deve mostrare quel volto umano che nelle comunità si vive e in cui dobbiamo essere molto gelosi perché questa sospensione ci fa ragionare su come un certo stile di vita moderno ci stia disumanizzando, e bisogna risolvere questa situazione. Questi momenti di festa devono aiutarci a restare umani anche se devono stimolarci ad un cambiamento. L’assenza della festa di quest’anno non è una occasione persa, ma una grossa occasione per riflettere e trovare energia nuova per ripartire.
Patrizia Minardi
Patrizia Minardi, Dirigente dell’Ufficio sistemi culturali e turistici della Regione Basilicata e responsabile della creazione e messa in attività della piattaforma del Patrimonio culturale materiale e immateriale. Matera 22 giugno 2020
SINTESI – Espone alcune delle soluzioni intraprese per la promozione del territorio anche a seguito di eventi come il Maggio di San Giuliano.
Innanzitutto si cerca di dare sostegno alla filiera di operatori contrattualizzati, sostenendo tutte le spese fisse. Dal 15 giugno 2020 entrano in vigore nuove normative e si ragiona sulla possibilità di riaprire gradualmente alcune attività, nel rispetto di tutte le normative in vigore per l’emergenza COVID-19.
Espone le difficoltà attuali per l’organizzazione degli eventi, soffermandosi sui diversi aspetti che le normative possono portare. Un dato positivo potrebbe essere la maggiore cura del pubblico data la presenza di numeri ridotti di spettatori; questo tuttavia porta ad effettuare molte più repliche che complessivamente portano ad costo maggiore.
In Basilicata si cerca di non interrompere la continuità di eventi relativi al patrimonio immateriale che riguardano soprattutto i piccoli comuni bisognosi di avere un punto di riferimento identitario. Si pensa a diverse proposte per consentire comunque di svolgere delle piccole azioni. Ad esempio, autorizzare ogni comune a svolgere un solo evento, magari proposto in forma posticipata, oppure sostenere progetti come le testimonianze che si stanno raccogliendo per la sospensione del Maggio di Accettura 2020. Una proposta interessante è quella di mappare la documentazione e creare un percorso turistico-culturale che si possa riproporre durante tutto l’anno, e non solo nei giorni della festa, in cui ripercorrere le tappe fondamentali e dunque, nel caso di Accettura, creare una sorta di “simulazione” di quel che è la festa del Maggio.
Nico Ferri
Nico Ferri, è fondatore dell’associazione Multietnica e direttore del Open Sound Festival, realizzato nell’ambito di Matera 2019. Potenza 28 maggio 2020.
SINTESI – Si sofferma principalmente su URLA, l’opera sonora di massa realizzata da Yuval Avital nel corso dell’Open Sound Festival, uno dei progetti realizzati per Matera Capitale Europea della Cultura 2019. Il progetto esplorava le radici dell’identità lucana e il Maggio di Accettura ne è diventato il simbolo cardine, soprattutto nel finale del corteo, radunando intorno suoni e tradizioni provenienti dall’intera regione. Racconta dell’esperienza vissuta a stretto contatto con la comunità accetturese da cui ha imparato molto: quanto siano solide le radici delle tradizioni del Maggio e la fondamentale importanza del “costruire insieme agli altri”. Tutto questo fa affermare che la forzata sospensione di quest’anno non scalfirà questa celebrazione; piuttosto la pausa aiuterà ad accrescerne il significato più profondo.
Riflessioni finali
Don Giuseppe Filardi e Nicola Scaldaferri
Don Giuseppe Filardi e Nicola Scaldaferri. Accettura, Bosco di Montepiano, 26 agosto 2020.
SINTESI – Il dialogo si svolge nel Bosco di Montepiano, luogo fondamentale per molte fasi della festa. Quest’anno, per la prima volta non si è svolta la festa. ed è un fatto eccezionale che ha causato un trauma nella comunità di Accettura, ma che ha anche stimolato questa iniziativa, nata dalle conversazioni tra Nicola Scaldaferri (d’ora in avanti NS) e Don Giuseppe Filardi (di qui in poi DGF), con l’apporto fondamentale di Biagio Labbate. L’idea era stimolare una riflessione che non voleva essere di tono nostalgico, ma al contrario cercare di interrogarsi sul perché dell’importanza di questa celebrazione.
NS è rimasto colpito dall’entusiasmo delle persone interpellate per questo progetto, che è anche una dimostrazione dell’affetto nei confronti di Accettura e della festa; chiunque abbia partecipato a questa celebrazione è rimasto molto colpito, non si è sentito spettatore ma protagonista e parte della comunità.
DGF in questi mesi della sospensione ha avuto coscienza dell’importanza di quello che il Maggio rappresenta, per la comunità e per i collegamenti che crea con l’esterno. Grazie agli interventi di varie figure, come gli studiosi, la festa è diventata di importanza non solo locale, ma globale.
Per NS il 2020 una discriminante nella storia del Maggio e forse per la prima volta, si può proporre una riflessione. Nella popolazione locale la sospensione ha dato luogo al ricordo di eventi del passato ma anche alla riflessione per comprendere il valore che il Maggio.
DGF racconta di come quest’anno ci sia stata una forte affluenza durante le messe celebrate nei giorni di San Giuliano tanto da dover contingentare la partecipazione dei fedeli. La festa del Maggio fonde due aspetti: quello religioso per San Giuliano e quello ludico-profano. Quest’anno si è ritornati ad un sentimento più religioso che ha portato alla comprensione che “tutto quello che si fa, lo si fa per San Giuliano”. Questa sospensione ha rafforzato l’aspetto della partecipazione religiosa.
NS racconta della festa di gennaio, alla quale partecipano solo gli accetturesi, in cui ha colto la dimensione intima e il legame della popolazione di Accettura con il santo patrono. Durante la processione il santo viene percepito come uno di famiglia, completamente all’opposto alla celebrazione spettacolare del periodo della Pentecoste.
Non si ha conferma se la festa sia mai stata sospesa nel corso della storia. Dai racconti della madre di DGF, durante la guerra dovrebbe esserci stata solo la processione del santo.
Dalle interviste dei locali emerge il forte senso di identità e devozione per San Giuliano, dalle interviste degli esterni, soprattutto studiosi, invece, emerge l’invito nei confronti degli accetturesi a riflettere su quello che è realmente per loro la festa.
I cambiamenti all’interno della festa sono dati principalmente dal cambio generazionale. DGF ci racconta alcuni episodi di cambiamenti. Ricorda un video del 1988 dove comparivano i trattori, questo scatenò una rivolta nella comunità accetturese che portò al ritorno delle coppie di buoi per San Giuliano. Per ricordare alla comunità che la festa si fa per San Giuliano, inserisce una messa per il santo all’inizio di ogni fase del rito. Fa ruotare ogni tre anni il comitato per dare a tutti la possibilità di partecipare in maniera attiva. La sensazione che si ha è una convivenza pacifica, soprattutto tra elementi sacri e profani. Il compito dei parroci è quello di essere inclusivi, cercare di armonizzare: la fede unisce e non separa. Le forme di espressione popolare non sono qualcosa di estraneo alla fede, ma vanno comprese come espressione della fede stessa. Bisogna anche includere l’intenzione delle persone, a prescindere dalla lingua parlata o dalla modalità di espressione. DGF ci racconta in prima persona che ha vissuto la sospensione del 2020 non in modo negativo; ha aiutato ad avere uno spirito riflessivo. A prescindere dagli avvenimenti negativi che si possano presentare lungo il cammino, il punto di riferimento è sempre Cristo. In vista del futuro si può sperare che le persone abbiano compreso ciò che quest’anno è stato tolto e si impegnino a svolgerlo in modo migliore, costruttivo e collaborativo.
Questo progetto è importante in quanto permette a tutti di ascoltare e condividere le idee. La pubblicazione online è importante far conoscere nella globalità il Maggio e tutta la cultura popolare religiosa. Il volume I suoni dell’Albero, ha riscontrato numerose recensioni positive, ma quel che è stato maggiormente notato è la sinergia nata tra gli studiosi e gente generando una visione condivisa.
DGF racconta di un episodio avvenuto alla fine degli anni Sessanta, dove le donne indossando le cente ballarono sotto il Maggio e dove venne fatta una premiazione della “centa più bella”; la bloccò in quanto la centa è un’offerta votiva nei confronti del santo. In quegli anni gli antropologi si “intromisero” nella festa e talvolta dando definizioni che non rispecchiano del tutto la realtà, ma che comunque hanno aiutato a dare visibilità alla festa.
NS spiega come sia cambiato l’approccio allo studio antropologico, dove oggi si cerca di creare un percorso condiviso con la gente del posto, al contrario del passato quando si andava alla ricerca dell’esotico. In quasi vent’anni di presenza ad Accettura nota le forti continuità, pur con delle trasformazioni (quella più significativa degli ultimi anni è stata l’eliminazione dello sparo) inglobate senza traumi. La festa ha mantenuto una forte identità nonostante i cambiamenti, soprattutto vengono subito assorbiti dalla comunità e portati avanti. Questo grazie anche all’elemento religioso che fa da collante; negli anni non si è mai assistiti ad una modifica di tale struttura. Colpisce la forte partecipazione dei giovani e degli emigranti che trovano sempre il modo di tornare e partecipare alla celebrazione.
Momenti del lunedì e martedì di Pentecoste, 1 e 2 giugno 2020
Documenti
Delibere di autorizzazione per il regolare taglio degli alberi
Crediti
Nicola Scaldaferri e don Giuseppe Filardi hanno coordinato l’iniziativa, insieme a Biagio Labbate che ha realizzato i filmati.
Valentina Trivigno ha curato la successiva rielaborazione dei materiali.
Francesca Adele Labriola, in occasione di una tesi di laurea discussa presso l’Università di Milano, ha realizzato una prima schedatura dei documenti, successivamente revisionata da Valentina Trivigno, don Giuseppe Filardi e Nicola Scaldaferri.
Giovanni Cestino e Biagio Labbate hanno curato la realizzazione della pagina online
Antonio Trivigno ha elaborato il marchio AMA.
L’iniziativa è promossa da ANSPI Accettura, AMA (Archivio Multimediale Accettura), LEAV (Laboratorio di Etnografia Audiovisuale dell’Università di Milano), con il patrocinio del Comune di Accettura.
Un grazie al Comitato Feste San Giuliano Martire, a Rocco Abbate, Domenica Amoruso, Rocco Colucci, Vincenzo Labbate, Pierina Onorati, Rossella Perretti, Vito Perretti, Anna Podetta, Francesco Siggillino, Anna Vespe.