Dimensioni, molte – Giuseppe Alfonso

Poca cosa, in pianta, questa stanza
pochi metri per metri di piano in calpestio,
tanto breve è il passo che la percorre.
Poca cosa davvero se non fosse
che torno torno netti muri la recingono,
a squadra, generando la terza dimensione
creando lo spazio che mancava
barriere ai venti, agli sguardi, all’intrusione.

Come quarta dimensione, poi, un soffitto
contro pioggia e raffiche di sole.
I muri, infastiditi d’esser pagine bianche,
s’adornano di quadri e di memorie
con mensole che aggettano e raccolgono
a creare quinte e seste dimensioni
a farne altre, tante quanti sono
i disposti, pensati e figurati mondi,
tante quanto le immagini richiedono,
quanti gli oggetti che su loro stanno.

Ed ecco che lo spazio che mi attornia
diventa minimo e nuovo cosmo
nave o navicella, nucleo vitale
col mobile dispensa che racchiude
tempo e lavoro, tempo reso lavoro,
tempo racchiuso nell’opera dei giorni.

E mi immagino insetto, forse tarlo,
per addentrarmi nell’ombra degli stipi
stanze nella stanza, dimensioni ancora,
altre, nuove e avvolte che mi avvolgono.