e sembra scenda sera
su queste calli stanche
quando una luce fioca
smorza le voci attorno:
e il sole che si nega
per la nube che passa
è un attimo rubato
alla calca che impazza
TAROCCHI
si sciolgono i colori come i modi
incerti che non sanno più predire –
incredulo mi rimira l’Appeso
mentre le nubi abbuiano la Notte
AD A. C.
se è il dolore di me che ti spaventa
non ha colpa la mia poesia:
la vita
a volte si fa nera nell’inchiostro
più del nero che incrosta sulla carta
ma la luce che filtra dalla grana
dice a me – nel silenzio – tutto il bello
“LA PASSEGGIATA”
risalendo con te Costa San Giorgio,
ridi perché scatto foto alle insegne
alle targhe sui muri scalcinati –
ti dico allora chi pose i suoi passi,
chi corse coi suoi versi la salita
nel punto dove incontra la Scarpuccia…
fingi di non comprendere, di perderti
nell’affanno che rallenta il tuo passo;
ma poi ti volgi e guardi verso il basso:
un varco, le scale – la luce e l’Arno
CARAVAGGIO
ora il gemito sborda, quasi slabbra
la coltre di povere rissosa
tra le spire di luce si profila
l’immagine ricolma di terreno
amore e il santo non basta a salvare
il mandato –
l’uomo è il suo centro, il mondo:
il nero avvolto nella cupa macchia
